La relazione NETTUNIANA - Il sogno d'amore - Lara Serafino
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La relazione NETTUNIANA – Il sogno d’amore

la relazione nettuniana

Quando c’è di mezzo nettuno nella relazione i confini tra la persona e l’altro si dissolvono.

L’altro non c’è

Nella relazione nettuniana spesso l’altro, fisicamente, non c’è, è assente. E’ assente per i più svariati motivi. Perché è lontano, perché è irraggiungibile magari perché è già impegnato o perché non ricambia il nostro sentimento. E’ in questa assenza che si vive il legame nettuniano. E’ un vuoto che si riempie di fantasie, sogni, aspettative, idealizzazioni di ogni genere.

Un altra possibile forma di questo rapporto è quella del legame salvifico, dove l’altro è visto come profondamente sofferente, fragile e “malato”. E’ a questo punto che ci mettiamo totalmente a disposizione per aiutarlo e, quindi, salvarlo. Ma puntualmente nonostante il “sacrificio di sé” che si sta attuando, l’altro non si lascia redimere.

Un ulteriore espressione di questo modello di relazione è il legame fusionale dove i confini tra sé e l’altro si confondono fino ad annullarsi. Questo legame, in un primo momento appare idilliaco, meraviglioso ed estremamente intimo. Ma, ad un certo punto il partner si accorge che sta sacrificando parti di sé in funzione della coppia e, quindi, l’incanto si spezza.

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Ciò che  accomuna questi vissuti  è che l’oggetto d’amore non ha contorni chiari e definiti ma è piuttosto un assenza, un vuoto da riempire.

Il nettuniano si strugge, si dispera, si sente vittima di un destino crudele che gli impedisce di realizzare il suo sogno di felicità. La percezione della sua solitudine è immensa, amplificata.

Si anela l’unità

Il nettuniano anela ad un unità totalizzante che implica necessariamente un sacrificio della propria individualità.

Per sanare questo auto inganno innanzitutto si deve riconosce questa modalità di relazionarsi. Questo primo step è il più difficile perché si tende a negare l’evidenza, non si vuol vedere le cose come stanno. E’ necessario fare un lavoro su di sé per recuperare più forza e struttura.

Il secondo passo è accogliere il profondo senso di solitudine che si ha dentro, che è stato riempito di aspettative idealistiche. E’ necessario affrontare il dolore negato. Solo così si può andare oltre senza più reiterare lo stesso modello di dipendenza. Di fatto si può amare l’altro solo se si ama se stessi e, chi ha tratti nettuniani forti non ha imparato a farlo perché non è stato visto, riconosciuto e valorizzato nella sua individualità.

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Nettuno è l’anelito divino perciò nella relazione nettuniana si cerca Dio nel partner cioè qualcosa di perfetto e assoluto. E’ questo l’inganno di fondo che deve essere visto. C’è una forte esigenza spirituale che deve essere riconosciuta in quanto tale e non proiettata nella coppia. Solo così la relazione può diventare lo spazio dove ci si confronta e si cresce insieme.

Lara

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